sabato 20 ottobre 2007

SORT PRESIDENT

PD/ VELTRONI: CON NOI DELANOE, SCHROEDER, MARAGALL E K.KENNEDY
Contributo a nascita partito da importanti personalità
Roma, 12 ott. (Apcom) - "La nascita del Partito Democratico in Italia è seguita con crescente interesse in Europa e nel mondo e credo sia utile che il percorso costituente che ci attende nei prossimi mesi possa beneficiare del contributo di alcuni importanti personalità politiche internazionali". Così il candidato alla segreteria del Pd Walter Veltroni ha voluto commentare la notizia che il sindaco di Parigi, Bertrand Delanoe, Pasquall Maragall, Gerard Schroeder e Kerry Kennedy hanno risposto positivamente al suo invito e sono tra i primi che hanno voluto assicurare la loro partecipazione a questo percorso, condividendo gli ideali e i valori del nuovo soggetto politico che si sta costruendo in Italia. Ma anche altri saranno coloro che nei prossimi giorni confermeranno al loro adesione.
"Proprio oggi Gerard Schroeder - ha aggiunto Veltroni - mi ha comunicato il suo interesse e si dice convinto che la scelta di aprire alla partecipazione diretta dei cittadini il momento della scelta del nuovo leader del Partito rappresenti un'esperienza coraggiosa ed innovativa che può essere molto utile anche in altri Paesi d'Europa".
Schroeder ha voluto così motivare la sua adesione: "Veltroni ha definito un profilo del nuovo partito capace di rispondere in modo efficace alle grandi sfide che si presentano nelle nostre società e sarò quindi felice di poter contribuire con le mie idee e i miei valori alla costruzione del programma del nuovo partito democratico".

Oggi Pascual Maragall ha comunicato che soffre d’Alzheimer. È una triste notizia, cosi triste come quando c’informiamo che anche Adolfo Suarez aveva questa malattia. Tutti e due sono stati grandi politici che avevano sempre molto chiara la sua posizione di uomini di Stato, politici di qui sentiamo la sua mancanza.
Mi congratulo della decisione con che Maragall ci ha detto che lotterà contro questa malattia, e da qui li desidero che vinta anche questa battaglia alla che, sto sicura, farà fronte con la stessa serenità con che ha fato fronte a tutte le sfide che li ha offerto la vita.

Sort President.

venerdì 12 ottobre 2007

IL SISTEMA EDUCATIVO SPAGNOLO

”ROMA. Già da quest’anno torneranno gli esami di riparazione nelle scuole. Lo ha annunciato il ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, che ha firmato il decreto sulle nuove modalità di recupero dei debiti formativi nelle scuole secondarie superiori.Entro il 31 agosto, o comunque non oltre la data di inizio del nuovo anno scolastico, le scuole dovranno organizzare corsi di recupero (tenuti dagli stessi docenti della scuola o anche da soggetti esterni) egli studenti, al termine dei corsi, saranno sottoposti a verifiche finali per dimostrare di aver superato i debiti scolastici, con promozione o bocciature. Ciò per evitare che vengano promossi alle classisuccessive studenti che hanno insufficienze in una o più materie. “Quarantadue studenti su cento - ha detto il ministro Fioroni in una conferenza stampa – vengono ammessi con debito alla classe successiva, solo 1 su 4 lo recupera, ma gli altri vanno avanti comunque. Sarebbe imperdonabile - ha osservato Fioroni -prendere atto di questa situazione e non fare nulla. Per questo ho deciso di stabilire una data, il 31 agosto, e comunque prima che inizi il nuovo anno scolastico, per accertare di aver colmato le lacune.Le scuole organizzeranno corsi e faranno verifiche anche durante tutto l’anno, ma l’ultima chiamata dovrà essere fatta prima che ricomincino le lezioni: chi ha saldato andrà avanti, chi ha bisogno di più tempo si fermerà”.



Oggi voglio iniziare un dibattito sul sistema educativo spagnolo.
Secondo me abbiamo il peggio sistema educativo europeo e ogni volta che qualcuno prova a fare qualcosa, dicendo noi che è per migliorarlo, diventa più difettoso.

Su la primaria non ho nulla a dire, è abbastanza buona, ma l’ESO è stato l'errore più difettoso che si è commesso nel sistema educativo spagnolo. Da una parte il fatto che si possa andare da un corso all’altro senza avere bisogno d’approvare e, d’una altra, il fatto che sia obbligatorio, ha fatto che invece di fomentare lo sforzo e la eccellenza, abbiamo fomentato la cultura del dolce far niente e la perdita di rispetto a l’insegnante. Il fato che sia obbligatorio fine alle 16 anni, ha fatto che le aule da terzo e quarto d’ESO abbiano diventato insopportabile per insegnanti ed studenti, poiché i ragazzi sono più o meno maneggevoli fine alle 14 anni, dopo già non.
Da un’altra parte siamo stati cosi tempo discutendo su se facciamo due o tre ore de spagnolo, se la religione dove o non essere valutabile, se è costituzionale o non fare che i ragazzi fanno Educazione per la Cittadinanza, è nessuno si è meditato perché i nostri ragazzi sono gli studenti peggiori d’Europa e perché ci sono ogni giorno di meno studenti a quinto di liceo superiore.
Boh! Questo ultimo non é completamente vero, alcuno ha pensato che dovessimo avere un po’ più de studenti in liceo e decidesse che la soluzione é distruggere anche il liceo e lasciare che gli studenti, senza essere promosso gli esami, possono andare da un corso all’altro .
Tutto questo senza parlare de l’insegnamento degli idiomi, ¿come può essere che un ragazzo spenda 15 anni imparando l’inglese e poi finisca la scuola senza sapere inglese?
Signori politici: ¿Ma in quale matrix vivono?

giovedì 4 ottobre 2007

IL VELO NELLA SCUOLA

Articulo de la Vanguardia de 3/10/07

Quim Monzó
Así nos luce el velo


La escuela Annexa de Girona tiene un reglamento interno que establece que no puede haber diferencias entre los alumnos por motivo de raza, sexo o religión. En aplicación de ese reglamento, hace quince días la dirección del centro advirtió a los padres de una niña que no la llevasen a clase con la cabeza cubierta con el velo islámico. La niña –de ocho años– ha estado más de una semana sin ir. Al enterarse, el Departament d'Educació ha firmado una resolución
ordenando a la escuela que la deje ir con velo. Dice el delegado del departamento que ya en una reunión con la dirección del centro le exigió que respetase la decisión de la niña, ya que es ella quien quiere llevar puesto el pañuelo en clase.
¿“La decisión de la niña”? Creer que una niña de ocho años decide por sí misma si quiere llevar o no un velo islámico es mucho creer. Es no saber que a esa edad temprana los hijos son lo que respiran en casa, que las ideas de los padres se propagan acríticamente a través de ellos. Quizá se rebelen –o quizá no– cuando sean mayores, pero suponer que sus decisiones son fruto de un racionamiento libre e imparcial evidencia que el delegado de Educació conoce poco
lo que es un niño.
Si un alumno no puede entrar en clase con salacot o con montera de torero, ¿por qué va a poder entrar con la cabeza cubierta por un velo? Muchos ciudadanos mantienen una actitud pazguata ante este asunto, una actitud que es fruto de un paternalismo de matices racistas, aunque se indignen si se lo dices.
También aquí, entre nosotros, durante siglos las mujeres vestían de negro hasta los pies y llevaban la cabeza cubierta con un pañuelo. Fue precisamente el camino hacia la igualdad lo que hizo que sus hijas y sus nietas se desprendiesen de él. Por cierto: qué pena daban las universitarias que, hace unos años, en las manifestaciones contra la guerra de Iraq, se cubrían la cabeza con pañuelos islámicos, en un gesto de solidaridad que evidenciaba su incoherencia y su
papanatismo. El problema viene de antes de la llegada de los velos. Viene de esos años en los que parecía que, en la escuela, exigir al alumno voluntad –de esfuerzo, de comportamiento, de vestuario– era un autoritarismo inadmisible. Cuánto daño hicieron todas aquellas teorías pedagógicas –“No em diguis senyora Gil, digue'm Laia”– que cimentaron el caos actual. Qué triste resulta aquella “liga de los sin bata” que el dibujante Romeu elevó al sacrosanto altar de la progresía. Con uniforme o bata –igualando democráticamente la vestimenta de los alumnos–
todos aparecen iguales ante la dura realidad del estudio, y el velo no tiene ahí lugar ninguno. Las peculiaridades–políticas, confesionales o de indumentaria– las mostrarán más tarde. Si llega el caso, cuando se subleven ante lo que consideren imposiciones. Criados en el despiporre absoluto, aún nos quejamos de que estas últimas generaciones no sepan encontrar su lugar en la vida ni sepan contra qué rebelarse.




Ho messo questo articolo, benché sia in spagnolo, per incominciare la discussione sopra il velo ed altre abitudini islamiche.
Secondo me, non se dove accettare che le ragazze islamiche vadano con velo alle scuole perché non é una questione d’abitudine né de vestiti. Un velo sopra la testa d’una ragazza islamiche significa che quel individuo non é oggetto di diritto, voglio dire, che ha la metà di diritti che un uomo dalla sua stessa religione e questo no se può consentire in un paese dove c’è una Costituzione che dichiara la uguaglianza tra uomini e donne, in un paese dove sonno accettati i diritti umani, ne in una Europa dove le donne abbiamo lottato tantissimo per raggiungere un minimo da diritti.

mercoledì 3 ottobre 2007

Ciao!!!!!!!!!!!!!!

Ciao amici:

Siamo qui, nel blog. Questo sera divertente.

Ci vediamo.

Aspetto.