sabato 31 gennaio 2009

COMPLEANNO




Oggi è il compleanno della mia amica e le voglio dire:

TANTI AUGURI A TEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
TANTI AUGURI A TEEEEEEEEEEEEEEEEEE
TANTI AUGURI
CARA NYOTA
TANTI AUGURI A TEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE










venerdì 30 gennaio 2009

INDEPENDENZA DEL POTERE GIUDIZIALE.


Lunedì 26 de gennaio si è riunito il tribunal supremo per decidere se si poteva obiettare della matteria d’insegnamento “Educazione per la Cittadinanza”, materia che tanti genitori non volevano che gli insegnassero ai loro figli perché era un’invasione della educazione morale e religiosa che ognuno voleva donare ai loro figli.


Poi 20 ore di deliberazione hanno deciso che non si può obiettare, che questa sarà una matteria d’insegnamento obbligatoria.


Quello che è stato curioso è che prima che si iniziassero le deliberazioni la Ministra d’Educazione ha messo un video su youtube dove diceva che aveva appena conosciuto la sentenza del supremo che diceva che non se poteva obiettare di questa materia.


È una bella prova della indipendenza tra il potere giudiziale e il governo.

sabato 24 gennaio 2009

TANTI AUGURI, PRESIDENTE

Adesso che abbiamo già fatto così tanti auguri al nuovo presidente degli EEUU voglio sottolineare due cose.

La prima è che Obama non è il Messia, cristianesimo sì, ma no il Messia, ancora che tanta gente la pensa così.

La seconda è che mi è piaciuto tanto guardare che non é un settario, ma un pragmatico della politica, malgrado il suo primo discorso radicale. No per caso ha scelto ai migliori, siano democratici o repubblicani ed ha giurato, che non promesso, sulla bibbia di Lincoln che fu Repubblicano.

Vi lascio con il suo discorso.
OGGI mi trovo di fronte a voi, umile per il compito che ci aspetta, grato per la fiducia che mi avete accordato, cosciente dei sacrifici compiuti dai nostri avi. Ringrazio il presidente Bush per il servizio reso alla nostra nazione, e per la generosità e la cooperazione che ha mostrato durante questa transizione.Quarantaquattro americani hanno pronunciato il giuramento presidenziale. Queste parole sono risuonate in tempi di alte maree di prosperità e di calme acque di pace. Ma spesso il giuramento è stato pronunciato nel mezzo di nubi tempestose e di uragani violenti. In quei momenti, l’America è andata avanti non solo grazie alla bravura o alla capacità visionaria di coloro che ricoprivano gli incarichi più alti, ma grazie al fatto che Noi, il Popolo, siamo rimasti fedeli agli ideali dei nostri antenati e alle nostre carte fondamentali.Così è stato finora. Così deve essere per questa generazione di americani.E’ ormai ben chiaro che ci troviamo nel mezzo di una crisi. La nostra nazione è in guerra contro una rete di violenza e di odio che arriva lontano. La nostra economia si è fortemente indebolita, conseguenza della grettezza e dell’irresponsabilità di alcuni, ma anche della nostra collettiva incapacità di compiere scelte difficili e preparare la nostra nazione per una nuova era. C’è chi ha perso la casa. Sono stati cancellati posti di lavoro. Imprese sono sparite. Il nostro servizio sanitario è troppo costoso. Le nostre scuole perdono troppi giovani. E ogni giorno porta nuove prove del fatto che il modo in cui usiamo le risorse energetiche rafforza i nostri avversari e minaccia il nostro pianeta.Questi sono gli indicatori della crisi, soggetti ad analisi statistiche e dati. Meno misurabile ma non meno profonda invece è la perdita di fiducia che attraversa la nostra terra - un timore fastidioso che il declino americano sia inevitabile e la prossima generazione debba avere aspettative più basse.Oggi vi dico che le sfide che abbiamo di fronte sono reali. Sono serie e sono numerose. Affrontarle non sarà cosa facile né rapida. Ma America, sappilo: le affronteremo.Oggi siamo riuniti qui perché abbiamo scelto la speranza rispetto alla paura, l’unità degli intenti rispetto al conflitto e alla discordia.Oggi siamo qui per proclamare la fine delle recriminazioni meschine e delle false promesse, dei dogmi stanchi, che troppo a lungo hanno strangolato la nostra politica.Siamo ancora una nazione giovane, ma - come dicono le Scritture - è arrivato il momento di mettere da parte gli infantilismi. E’ venuto il momento di riaffermare il nostro spirito tenace, di scegliere la nostra storia migliore, di portare avanti quel dono prezioso, l’idea nobile, passata di generazione in generazione: la promessa divina che tutti siamo uguali, tutti siamo liberi e tutti meritiamo una possibilità di perseguire la felicità in tutta la sua pienezza.Nel riaffermare la grandezza della nostra nazione, ci rendiamo conto che la grandezza non è mai scontata. Bisogna guadagnarsela. Il nostro viaggio non è mai stato fatto di scorciatoie, non ci siamo mai accontentati. Non è mai stato un sentiero per incerti, per quelli che preferiscono il divertimento al lavoro, o che cercano solo i piaceri dei ricchi e la fama.Sono stati invece coloro che hanno saputo osare, che hanno agito, coloro che hanno creato cose - alcuni celebrati, ma più spesso uomini e donne rimasti oscuri nel loro lavoro, che hanno portato avanti il lungo, accidentato cammino verso la prosperità e la libertà.Per noi, hanno messo in valigia quel poco che possedevano e hanno attraversato gli oceani in cerca di una nuova vita.Per noi, hanno faticato in aziende che li sfruttavano e si sono stabiliti nell’Ovest. Hanno sopportato la frusta e arato la terra dura.Per noi, hanno combattuto e sono morti, in posti come Concord e Gettysburg; in Normandia e a Khe Sahn.Questi uomini e donne hanno lottato e si sono sacrificati e hanno lavorato finché le loro mani sono diventate ruvide per permettere a noi di vivere una vita migliore. Hanno visto nell’America qualcosa di più grande che una somma delle nostre ambizioni individuali; più grande di tutte le differenze di nascita, censo o fazione.Questo è il viaggio che continuiamo oggi. Rimaniamo la nazione più prospera, più potente della Terra. I nostri lavoratori non sono meno produttivi rispetto a quando è cominciata la crisi. Le nostre menti non sono meno inventive, i nostri beni e servizi non meno necessari di quanto lo fossero la settimana scorsa, o il mese scorso o l’anno scorso. Le nostre capacità rimangono inalterate. Ma è di certo passato il tempo dell’immobilismo, della protezione di interessi ristretti e del rinvio di decisioni spiacevoli. A partire da oggi, dobbiamo rialzarci, toglierci di dosso la polvere, e ricominciare il lavoro della ricostruzione dell’America.Perché ovunque volgiamo lo sguardo, c’è lavoro da fare. Lo stato dell’economia richiede un’azione, forte e rapida, e noi agiremo - non solo per creare nuovi posti di lavoro, ma per gettare le nuova fondamenta della crescita.Costruiremo le strade e i ponti, le reti elettriche e le linee digitali che alimentano i nostri commerci e ci legano gli uni agli altri. Restituiremo alla scienza il suo giusto posto e maneggeremo le meraviglie della tecnologia in modo da risollevare la qualità dell’assistenza sanitaria e abbassarne i costi.Imbriglieremo il sole e i venti e il suolo per alimentare le nostre auto e mandare avanti le nostre fabbriche.E trasformeremo le nostre scuole, i college e le università per venire incontro alle esigenze dei tempi nuovi. Possiamo farcela. E lo faremo.Ora, ci sono alcuni che contestano le dimensioni delle nostre ambizioni - pensando che il nostro sistema non può tollerare troppi grandi progetti. Costoro hanno corta memoria. Perché dimenticano quel che questo paese ha già fatto. Quel che uomini e donne possono ottenere quando l’immaginazione si unisce alla volontà comune, e la necessità al coraggio.Quel che i cinici non riescono a capire è che il terreno gli è scivolato sotto i piedi. Gli argomenti politici stantii che ci hanno consumato tanto a lungo non sono più applicabili. La domanda che formuliamo oggi non è se il nostro governo sia troppo grande o troppo piccolo, ma se funzioni o meno - se aiuti le famiglie a trovare un lavoro decentemente pagato, cure accessibili, una pensione degna. Laddove la risposta sia positiva, noi intendiamo andare avanti. Dove sia negativa, metteremo fine a quelle politiche. E coloro che gestiscono i soldi della collettività saranno chiamati a risponderne, affinché spendano in modo saggio, riformino le cattive abitudini, e facciano i loro affari alla luce del sole - perché solo allora potremo restaurare la vitale fiducia tra il popolo e il suo governo.La questione di fronte a noi non è se il mercato sia una forza del bene o del male. Il suo potere di generare benessere ed espandere la libertà è rimasto intatto. Ma la crisi ci ricorda che senza un occhio rigoroso, il mercato può andare fuori controllo e la nazione non può prosperare a lungo quando il mercato favorisce solo i già ricchi. Il successo della nostra economia è sempre dipeso non solo dalle dimensioni del nostro Pil, ma dall’ampiezza della nostra prosperità, dalla nostra capacità di estendere le opportunità per tutti coloro che abbiano volontà - non per fare beneficenza ma perché è la strada più sicura per il nostro bene comune.Quanto alla nostra difesa comune, noi respingiamo come falsa la scelta tra sicurezza e ideali. I nostri Padri Fondatori, messi di fronte a pericoli che noi a mala pena riusciamo a immaginare, hanno stilato una carta che garantisca l’autorità della legge e i diritti dell’individuo, una carta che si è espansa con il sangue delle generazioni. Quegli ideali illuminano ancora il mondo, e noi non vi rinunceremo in nome di qualche espediente. E così, per tutti i popoli e i governi che ci guardano oggi, dalle più grandi capitali al piccolo villaggio dove è nato mio padre: sappiate che l’America è amica di ogni nazione e di ogni uomo, donna e bambino che sia alla ricerca di un futuro di pace e dignità, e che noi siamo pronti ad aprire la strada ancora una volta.Ricordiamoci che le precedenti generazioni hanno sgominato il fascismo e il comunismo non solo con i missili e i carriarmati, ma con alleanze solide e convinzioni tenaci. Hanno capito che il nostro potere da solo non può proteggerci, né ci autorizza a fare come più ci aggrada. Al contrario, sapevano che il nostro potere cresce quanto più lo si usa con prudenza. La nostra sicurezza emana dalla giustezza della nostra causa, dalla forza del nostro esempio, dalle qualità dell’umiltà e del ritegno.Noi siamo i custodi di questa eredità. Guidati ancora una volta dai principi, possiamo affrontare le nuove minacce che richiederanno sforzi ancora maggiori - una cooperazione e comprensione ancora maggiori tra le nazioni. Cominceremo a lasciare responsabilmente l’Iraq alla sua gente, e a forgiare una pace duramente guadagnata in Afghanistan. Con i vecchi amici e i vecchi nemici, lavoreremo senza sosta per diminuire la minaccia nucleare, e respingere lo spettro di un pianeta che si surriscalda. Non chiederemo scusa per il nostro stile di vita, né ci batteremo in sua difesa. E a coloro che cercano di raggiungere i propri obiettivi creando terrore e massacrando gli innocenti, noi diciamo adesso che il nostro spirito è più forte e non può essere infranto. Voi non ci sopravviverete, e noi vi sconfiggeremo.Perché noi sappiamo che il nostro retaggio “a patchwork” è una forza e non una debolezza. Noi siamo una nazione di cristiani e musulmani, ebrei e induisti e non credenti. Noi siamo formati da ciascun linguaggio e cultura disegnata in ogni angolo di questa Terra; e poiché abbiamo assaggiato l’amaro sapore della Guerra civile e della segregazione razziale e siamo emersi da quell’oscuro capitolo più forti e più uniti, noi non possiamo far altro che credere che i vecchi odi prima o poi passeranno, che le linee tribali saranno presto dissolte, che se il mondo si è rimpicciolito, la nostra comune umanità dovrà riscoprire se stessa; e che l’America deve giocare il suo ruolo nel far entrare il mondo in una nuova era di pace.Per il mondo musulmano noi indichiamo una nuova strada, basata sul reciproco interesse e sul mutuo rispetto. A quei leader in giro per il mondo che cercano di fomentare conflitti o scaricano sull’Occidente i mali delle loro società - sappiate che i vostri popoli vi giudicheranno su quello che sapete costruire, non su quello che distruggete. A quelli che arrivano al potere attraverso la corruzione e la disonestà e mettendo a tacere il dissenso, sappiate che siete dalla parte sbagliata della Storia; ma che vi tenderemo la mano se sarete pronti ad aprire il vostro pugno.Alla gente delle nazioni povere, noi promettiamo di lavorare insieme per far fiorire le vostre campagne e per pulire i vostri corsi d’acqua; per nutrire i corpi e le menti affamate. E a quelle nazioni, come la nostra. che godono di una relativa ricchezza, noi diciamo che non si può più sopportare l’indifferenza verso chi soffre fuori dai nostri confini; né noi possiamo continuare a consumare le risorse del mondo senza considerare gli effetti. Perché il mondo è cambiato e noi dobbiamo cambiare con esso.Se consideriamo la strada che si apre davanti a noi, noi dobbiamo ricordare con umile gratitudine quegli americani coraggiosi che, proprio in queste ore, controllano lontani deserti e montagne. Essi hanno qualcosa da dirci oggi, proprio come gli eroi caduti che giacciono ad Arlington mormorano attraverso il tempo. Noi li onoriamo non solo perché sono i guardiani della nostra libertà, ma perché essi incarnano lo spirito di servizio: una volontà di trovare significato in qualcosa più grande di loro. In questo momento - un momento che definirà una generazione - è precisamente questo lo spirito che deve abitare in tutti noi.Per tanto che un governo possa e debba fare, alla fine è sulla fede e la determinazione del popolo americano che questa nazione si fonda. E’ la gentilezza nell’accogliere uno straniero quando gli argini si rompono, la generosità dei lavoratori che preferiscono tagliare il proprio orario di lavoro piuttosto che vedere un amico perdere il posto, che ci hanno guidato nei nostri momenti più oscuri. E’ il coraggio dei vigili del fuoco nel precipitarsi in una scala invasa dal fumo, ma anche la volontà di un genitore di nutrire il proprio figlio, che alla fine decidono del nostro destino.Forse le nostre sfide sono nuove. Gli strumenti con cui le affrontiamo forse sono nuovi. Ma i valori da cui dipende il nostro successo - lavoro duro e onestà, coraggio e fair play, tolleranza e curiosità, lealtà e patriottismo - tutto questo è vecchio. Sono cose vere. Sono state la forza tranquilla del progresso nel corso di tutta la nostra storia. Quel che è necessario ora è un ritorno a queste verità. Quel che ci viene chiesto è una nuova era di responsabilità - il riconoscimento, da parte di ogni americano, che abbiamo un dovere verso noi stessi, la nostra nazione, il mondo, doveri che non dobbiamo accettare mugugnando ma abbracciare con gioia, fermi nella consapevolezza che non c’è nulla di più soddisfacente per lo spirito, così importante per la definizione del carattere, che darsi completamente per una causa difficile.Questo è il prezzo e la promessa della cittadinanza.Questa è la fonte della nostra fiducia - la consapevolezza che Dio ci ha chiamato a forgiare un destino incerto.Questo è il significato della nostra libertà e del nostro credo - perché uomini, donne e bambini di ogni razza e di ogni fede possono unirsi nella festa in questo Mall magnifico, e perché un uomo il cui padre meno di sessanta anni fa non avrebbe neanche potuto essere servito in un ristorante ora può trovarsi di fronte a voi per pronunciare il giuramento più sacro di tutti.Perciò diamo a questa giornata il segno della memoria, di chi siamo e di quanta strada abbiamo fatto. Nell’anno in cui l’America è nata, nel più freddo dei mesi, una piccola banda di patrioti rannicchiati intorno a falò morenti sulle rive di un fiume ghiacciato. La capitale era stata abbandonata. Il nemico avanzava. La neve era macchiata di sangue. Nel momento in cui l’esito della nostra rivoluzione era in dubbio come non mai, il padre della nostra nazione ordinò che si leggessero queste parole al popolo:“Che si dica al futuro del mondo… che nel profondo dell’inverno, quando possono sopravvivere solo la speranza e la virtù… Che la città e la campagna, allarmate da un pericolo comune, si sono unite per affrontarlo”.America. Di fronte ai nostri pericoli comuni, in questo inverno dei nostri stenti, ricordiamo queste parole senza tempo. Con speranza e virtù, affrontiamo con coraggio le correnti ghiacciate, e sopportiamo quel che le tempeste ci porteranno. Facciamo sì che i figli dei nostri figli dicano che quando siamo stati messi alla prova non abbiamo permesso che questo viaggio finisse, che non abbiamo voltato le spalle e non siamo caduti. E con gli occhi fissi sull’orizzonte e la grazia di Dio su di noi, abbiamo portato avanti il grande dono della libertà e l’abbiamo consegnato intatto alle generazioni future

mercoledì 21 gennaio 2009

martedì 20 gennaio 2009


Come nessuno non parla, lo faccio io!!!!!!!!!!!

Una dietro l'altra: mentre la Williams mostrava i primi scatti della FW31, a pochi metri di distanza sulla stessa pit-lane di Portimao la Renault, alla presenza di tutti i suoi volti principali, ha tolto i veli alla R29, l'arma con cui cercherà di riagganciare definitivamente il treno dei top-team dopo un 2008 vissuto in crescendo grazie al ritorno di Fernando Alonso.
VETTURA DI IMPATTO - Si può senza dubbio dire che quella realizzata a Enstone sia la monoposto più sorprendente tra quelle viste sino ad ora. L'aspetto, infatti, risulta fortemente condizionato dalle novità in materia di regolamenti, per via di un corpo vettura estremamente arrotondato e voluminoso, con cui probabilmente si cerca di recuperare il carico aerodinamico perduto in seguito all'eliminazione di tutte le appendici aerodinamiche. E' rimasta però la pinna sul cofano motore.
MUSO MAXI - È di dimensioni davvero notevoli il musetto: alto e squadrato (per la verità è abbastanza tozzo), nella parte inferiore presenta due paratie verticali volte a canalizzare meglio i flussi destinati al sottoscocca. Le paratie dell'ala anteriore, invece, sono accompagnate da due piccoli profili laterali.
FIANCATE PARTICOLARI - La soluzione che pare più interessante, però, è quella del retrotreno. La Renault non è andata a caccia di una compattezza estrema, come ad esempio la Ferrari, cercando invece di avvolgere al massimo lo "scheletro" della macchina. La carrozzeria si estende infatti fino a sfiorare le ruote, e coprendo al massimo i braccetti delle sospensioni, che sembrano così "spuntare" appena.
UN TOCCO DI ROSSO - Confermato il main sponsor ING, la R29 mantiene la colorazione di base bianco-giallo-arancione, seppur con una grafica più accattivante rispetto a quella precedente. L'arrivo della Total come nuovo fornitore di lubrificanti, tuttavia, ha portato una spruzzata di rosso sugli alettoni e sugli specchietti retrovisori: la livrea diventa quindi giocata tutta sui colori caldi. Il risultato non è affatto disprezzabile.I
IN PISTA - In simbiosi con la Williams, anche la Renault esordirà oggi in pista sul tracciato portoghese. Al volante ci sarà Nelson Piquet.

venerdì 16 gennaio 2009

STAND BY ME



When the night has come
And the land is dark
And the moon is the only light we see
No I won't be afraid
No I won't be afraid
Just as long as you stand, stand by me

And darling, darling stand by me
Oh, now, now, stand by me
Stand by me, stand by me

If the sky that we look upon
Should tumble and fall
And the mountain should crumble to the sea
I won't cry, I won't cry
No I won't shed a tear
Just as long as you stand, stand by me

And darling, darling stand by me
Oh, stand by me
Stand by me, stand by me, stand by me

Whenever you're in trouble won't you stand by me
Oh, now, now, stand by me
Oh, stand by me, stand by me, stand by me

Darling, darling stand by me
Stand by me
Oh stand by me, stand by me, stand by me



mercoledì 14 gennaio 2009

Giulio Andreotti

Oggi fa 90 anni.

Non so proprio si è stato un buon politico per voi, o no, ma la sua carriera politica è stata lunga, lunghissima!!!

Si può essere grigi, ma onesti; grigi, ma buoni; grigi, ma pieni di fervore. Ebbene, On. Andreotti, è proprio questo che Le manca. Lei ha potuto disinvoltamente navigare tra Zaccagnini e Fanfani, imitando un De Gasperi inimitabile che è a milioni di anni luce lontano da Lei. Ma Le manca proprio il fervore umano. Le manca quell'insieme di bontà, saggezza, flessibilità, limpidità che fanno, senza riserve, i pochi democratici cristiani che ci sono al mondo. Lei non è di questi. Durerà un po' più, un po' meno, ma passerà senza lasciare traccia. Non Le basterà la cortesia diplomatica del Presidente Carter, che Le dà (si vede che se ne intende poco) tutti i successi del trentennio democristiano, per passare alla storia. Passerà alla triste cronaca, soprattutto ora, che Le si addice. (Aldo Moro su Giulio Andreotti)

martedì 13 gennaio 2009

ESTATE


Voglio che arrivi l’estate!!. Sono fino a sopra i capelli di questo freddo.

A ME PIACE IL CALDO

Dov’è il riscaldamento del pianeta?






giovedì 8 gennaio 2009

MA NON È QUESTO IL GIORNO








Figli di Gondor, figli di Rohan.. fratelli miei.. vedo nei vostri occhi, la stessa paura che potrebbe afferrare il mio cuore.... ci sarà un giorno, in cui il coraggio degli uomini cederà.. in cui abbandoneremo gli amici e spezzeremo ogni legame di fratellanza... ma non è questo il giorno.. ci sarà l'ora dei lupi.. e degli scudi frantumati quando l'era degli uomini arriverà al crollo.. Ma non è questo il giorno! Quest'oggi combattiamo! Per tutto ciò che ritenete caro.. su questa bella terra.. v'invito a resistere! Uomini dell'Ovest! (Aragorn)


Come mi piace!!!!!!!!!!!

domenica 4 gennaio 2009

LETTERA ALLA BEFANA


Cara Befana

D’abitudine io non ti scrivo mai perché io sono spagnola e noi, gli spagnoli, scriviamo ai tre Re Magi.

Lo so che gli italiani hanno fatto via ai Saboya nel 1946 per il suo affaire con Mussolini, ma io penso che questo non c’entra con i Re Magi.

Anziché, come devo spiegarti quello che merito, lo farò, ma a me piacciono in più i tre Re Magi, sono molto carini con i bambini il giorno prima quando sfilano con le loro carrozze con tutti i regali e con il carbone anche, come te. Tutti i bambini, con una faccia d’illusione, spettano il suo arrivo e poi, la sera, non possono dormire pensando a loro.

Chiarito questo punto devo dire che io merito così tanti dolci perché sono buona tutto l’anno. A volte mi arrabbio un po’ con qualcuno, però, c’è tanta gente che mi fa arrabbiare ...Ma poi dimentico tutto, non per niente, è che non ho memoria né per questo.

Qui ti mando il mio desiderio: Quest’anno, al fine giugno, voglio andare in Toscana.

Boh, spetto che il tuo lavoro non sia molto duro in questa notte e che tutti riceviamo così tanti dolci.


A 2010!!!!




venerdì 2 gennaio 2009

ISRAELE


In questi giorni in cui ci stanno mostrando per la TV tutta la offensiva d’Israele contro Hamás e contro Hezbollah, vendendoci che sta ammazzando i palestinesi indiscriminatamente, voglio difendere Israele e parlare d’une quante cose.

In primo posto dire che Israele non ha niente contro il popolo Palestino, da tempo sta parlando con Fatah, queste conversazioni sono state interrotte per la rottura della tregua, in un modo unilaterale, da parte di Hamás.

Che Hamás è un gruppo terrorista che ha per unico fine fare sparire il popolo ebreo. Che è finanziato, allo stesso modo che Hezbollah, per Iran.

Che, giustamente, Iran non è una democrazia, è una dittatura durissima dove il suo presidente, Mahmud Ahmadineyad, non serve a nulla, è governata per dieci integristi islamici che quello che vogliono è fare sparire Israele.

Che non sono gli ebrei quelli che mandano bambini che hanno il sindrome di Down, con una cintura de bombe per fargli esplodere, ai luoghi frontiera per ammazzare ebrei.

Che la Yihad non è gettare delle pietre agli ebrei, ma dei missili e delle bombe in modo indiscriminato.

Che sono i terroristi di Hamas quelli che mettono i lancia-missili dove abita il popolo per utilizzare ai civili come scudo, ma la convenzione da Ginevra permette distruggere queste obiettivi militari, ancora che siano dei civili.

Che per 60 anni gli ebrei sono stati obietto di questi attacchi terroristi senza potere arrivare a nessun accordo con i terroristi palestinesi, perché loro non vogliono accordare nulla, quello che vogliono è cancellare del mappa a Israele.

Che invece Israele sí ha potuto arrivare a accordi con paesi come Giordania ed Egitto.

Che da un paese che porta soffrendo per 40 anni il terrorismo d’ETA, che non ha né la decima parte del soldo che ha Hamas ed Hezbollah, dovrebbe essere così facile capire il diritto d’Israele alla autodifesa.

Che Israele non può perdere nessuna battaglia perché questo sarebbe la scomparsa dello Stato d’Israele.

Che fino Obama ha detto che si qualcuno aggredisse sua casa, lui difenderebbe le loro figlie.

Che i palestinesi sanno fare benissimo la pubblicità ed i paesi Europei siamo antisionisti e incapaci di guardare il problema in un modo obiettivo e imparziale.

Che Israele è l’unico paese democratico che c’è là, dove le donne valgono in più di un cammello, non sono lapidate quando qualcuno la stupra, possono andare dal dottore ed hanno gli stessi diritti che gli uomini.

giovedì 1 gennaio 2009

PREMIO DARDOS


Ricevutto il Premio Dados

Ho ricevuto con sorpresa questo premio dal blog: Follerumba

Accetto e Ringrazio moltissimo il blogger. Questo è un premio destinato "ai blog che hanno dimostrato impegno nel trasmettere valori culturali, etici, letterari o personali."Il regolamento del premio è il seguente:

1) Accettare (ma chiaramente non si è obbligati) e comunicare il regolamento visualizzando il logo del premio;
2) Linkare il blog che ti ha premiato
3) Premiare altri 15 blog meritevoli avvisandoli del premio.

Quelli che l'Inter....
Teknologo, il Blog
Reyjam blog
Dolce far niente
Forever on the wind
Tonio Rasputin
Knt pillo
Pitlane dei Ferraristi
Il blog di Chit
Born to be wild
Lo spaziale
James Wilkinson's place