martedì 16 novembre 2010

lunedì 12 luglio 2010

CAMPIONI DEL MONDO 2010






Dopo una gara d’infarto, siamo campioni del mondo!!!

domenica 13 giugno 2010

COMPLEANNO DI ANNA!!!!









Sabato ho festeggiato il mio compleanno con le mie amiche. È stato molto divertente.

Mentre eravamo lì abbiamo conosciuto degli inglesi che erano nella terrazza e ci hanno spiegato che erano a Barcellona per un congresso ma che se ne andavano martedì e che già sentivano la mancanza di quella terrazza, ed io ho pensato:

Come si può vivere in un paese senza terrazza?!!!!!

Siamo molto fortunati d’avere delle terrazze nel nostro paese!!!

venerdì 11 giugno 2010

martedì 1 giugno 2010

UN’ALTRA VOLTA PALLYWOOD







Un’altra volta i giornali sono caduti nel pallywood (pubblicità di Hamas contro Israele).

Quelli non erano navi dei pacifisti. Erano stati accomiatati dei terroristi dalla Turchia.

Avevano avvisato che andavano a guardare che cosa portavano quelle navi.
Quando sono scenditi, con rivoltelle di paintball, sono stati ricevuti con barre di ferro, coltegli, bottiglie di vetro e, alla fine, hanno iniziato a sparare con munizione reale.


Cosa dovevano fare?


L’ONU non è stata ipocrita, l’ONU sa che cosa è successo e non può condannare Israele.

E noi?, quelli dal mondo civilizzato, lasceremo che Iran finisca il suo programma nucleare?, lasceremo che distruggano Israele, unico luogo democratico là, perché poi ci possano distruggere noi?

Guardate questo:




http://www.youtube.com/watch?v=FPVa41EwqTM

domenica 23 maggio 2010

LA FINE D’UNA STRADA.










Un’altra volta finiamo l’anno scolastico e si avviciniamo all’ultimo anno!!!.

Sembra come se lo avessimo iniziato due giorni fa questo impegno e, invece, siamo sul punto di finire.

Soltanto voglio dire che é stato un piacere studiare questa lingua che ci ha fatto fare la conoscenza di tanti bravi amici, di tanti bellissimi posti, e dI tante cose.

È stata anche questa lingua la che mi ha fatto aprire questo blog, dove adesso non scrivo tanto, ma dove poso andare sempre che ho qualcosa a dire e dove sono sicura che sempre arriverà qualcuno a dirmi la sua.

L’anno prossimo dobbiamo andare ad un’altra scuola, conoscere dei nuovi insegnanti, dei nuovi alunni, e non voglio finire questa strada senza ringraziare le nostre insegnanti che hanno avuto così tanta pazienza con noi e ci hanno insegnato tante altre cose tranne la lingua.

Complimenti ad ambedue!!!!

mercoledì 21 aprile 2010

LA DOMANDA CHE CAMBIÒ LA STORIA






Questo è il mio lavoro d’aprile, ma siccome mi sa che quest’anno no avrà lavoro d’aprile perché la nostra insegnante non ha detto più niente, e mi sembra che questa è una bella storia che mi avessi piaciuto spiegare ai miei compagni, la spiegherò qui.

Tutti sanno che il 9 novembre 1989 il muro di Berlino crollò, ma sapete perché crollò così all’improvviso?

Tutto fu conseguenza della domanda d’un giornalista italiano, Ricardo Ehrman.
Ora vi spiego la storia.

Eravamo negli anni 80 e il mondo che conoscevamo, quel mondo della Cortina di ferro, era vicino alla fine.

Da una parte era arrivato al Vaticano il Papa Giovanni Paolo II, un Papa polacco, e non era per caso. Già d’inizio, nel 1979 visitò la Polonia, e là, tra una folla de persone, disse quella sua famosa frase:

« Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatri-ce potestà aprite i confini degli stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa cosa c'è dentro l'uomo. Solo lui lo sa! »

Quelle parole furono raccolte, tra altro, da Lech Wałęsa il leader di Solidarność, al quale il Papa Wojtyla offrì supporto, anche finanziario.

Da un’altra parte nell’Unione sovietica non funzionava poco o nulla, l’economia era un disastro e il politburo era composto di vecchi incapaci di cambiare nien-te. Nel 1985 venne eletto l’ultimo segretario Generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (PCUS), Mikhail Gorbaciov. Lui era un figlio del comunismo però pensava che si potesse moderare la mano di ferro che fino a quel momento aveva avuto l’Unione Sovietica sulla popolazione e fu il propugnatore dei processi di riforma legati alla perestrojka (ristrutturazione) e alla glasnost (trasparenza);tutto ciò provocò una catena di eventi che portarono alla dissoluzione dell’URSS e alla fine della Guerra Fredda. Forse fu un po’ ingenuo.

L'11 ottobre 1986, infatti, Gorbaciov ed il presidente statunitense Ronald Rea-gan si incontrarono a Reykjavík (in Islanda) per discutere la riduzione degli ar-senali nucleari installati in Europa. Tutto ciò condusse, nel 1987,alla firma del Trattato INF sull’eliminazione delle armi nucleari a raggio intermedio in Europa.

Era l'inizio della fine. Il nuovo governo di Krenz della Germania dell'est decise di concedere ai suoi cittadini dei permessi per viaggiare nella Germania dell’Ovest. Günter Schabowski, il ministro della Propaganda della DDR, ebbe il compito di dare la notizia; però egli si trovava in vacanza prima che venisse presa questa decisione e non venne a conoscenza dei dettagli.
Riccardo Ehrman era giornalista dell’Ansa. Prima di andare nella DDR era sta-to giornalista in Canada e negli Stati Uniti. Nel 1976 il capo del suo giornale lo chiamò per offrirgli un posto di giornalista a Berlino. Riccardo era uno dei pochi giornalisti che parlavano tedesco.
Ci vollero due mesi perché la DDR gli concedesse il visto. Un giornalista che veniva dall’America in un paese comunista era visto come una probabile spia e fu investigato dalla Stasi. Ma il direttore dell’Ansa sostenne che i giornalisti dovevano essere al di sopra della politica e lui lo era.

Alla fine gli concessero il visto e gli dettero un benvenuto molto particolare perché siccome lui è ebreo i comunisti pensarono che lui fosse antinazista e lo trattarono benissimo.

L’otto novembre ebbe una telefonata del portavoce del ministero che gli disse che il giorno dopo sarebbe stata una conferenza stampa del signor Schabowski.

Arrivò in ritardo perché fece fatica a parcheggiare. Quando entrò non c’era posto e dovette sedersi sotto il palco dell’oratore. All’inizio alzò la mano, ma solo alla fine Schabowski gli disse: Vediamo che cosa vuole sapere il nostro collega italiano.

Riccardo disse: Non pensa che abbiano commesso un grande errore enunciando una legge di viaggi che era soltanto una bugia propagandistica?

Risposta: Noi non facciamo mai degli errori ed ho ancora una cosa di dire. Cercò una carta nella tasca e disse che tutti i berlinesi dell’Est potevano attraversare il confine senza visto e senza passaporto, soltanto con la carta d’identità.

Riccardo: Anche per occidente?

Schabowski: Dappertutto, anche per occidente.

Riccardo: Da quando?

Schabowski cercò inutilmente una risposta nella velina del Politburo, ma non avendo un'idea precisa, azzardò:

“Per accontentare i nostri alleati, è stata presa la decisione di aprire i posti di blocco. Se sono stato informato correttamente, quest'ordine diventa efficace immediatamente”

Decine di migliaia di berlinesi dell’Est avendo visto l’annuncio di Schabowski in diretta alla televisione, si precipitarono, inondando i checkpoint ,a chiedere di entrare in Berlino Ovest. Le guardie di confine, sorprese, iniziarono a tempestare di telefonate i loro superiori, ma era ormai chiaro che - laddove non vi era stato adempimento spontaneo all'annuncio pervenuto via etere- non era più possibile rimandare indietro tale enorme folla vista la mancanza di equipaggiamenti atti a sedare un movimento di tali proporzioni.

Furono allora costrette ad aprire i checkpoint e, visto il gran numero di berlinesi, nessun controllo sull’identità fu eseguito. Gli estasiati berlinesi dell’Est furono accolti in maniera festosa dai loro fratelli dell’Ovest, spontaneamente i bar vicini al muro iniziarono ad offrire birra gratis per tutti. Il 9 novembre è quindi considerata la data della caduta del Muro festeggiata con il mega concerto di Roger Waters (ex bassista dei Pink Floyd) con l'esecuzione di The Wall dal vivo.

Riccardo si rese conto all’istante che quello era l’annunzio del crollo del muro di Berlino e subito telefonò all'Ansa e dettò queste parole: Il muro è crollato.
Dall’altra parte del telefono ascoltavano increduli e dicevano: “Riccardo è impazzito”. Ma per fortuna del mondo la notizia fu vera e fu Italia la prima a divulgarla

La fine del muro era la fine della Germania comunista. L’economia della DDR era un fiasco, non poteva sopravvivere da sola.

Poco giorni dopo ambedue le Germanie firmarono un accordo d’unione monetaria. L’unica valuta sarebbe stata il marco e quando uno stato non può controllare più la sua valuta, lo stato non esiste più.

Il cancelliere Helmut Kohl con intelligenza incredibile entusiasmò i dirigenti della Germania orientale dicendo che avrebbe cambiato la loro valuta una a una, sebbene un marco della Germania Federale valesse 10 marchi della Repubblica Democratica Tedesca. Tanta gente del regime divenne ricca con questo sistema.

Kohl ebbe il coraggio di credere nella possibilità di rinforzare il debole apparato economico della Germania orientale introducendovi le regole del libero mercato e soprattutto grazie a un forte apporto di capitali e investimenti. Benché al momento della sua sconfitta elettorale sembrasse che il suo progetto fosse fallito (l'est rimaneva ancora molto indietro rispetto all'ovest), a Kohl rimane il merito di aver intuito l'essenzialità della riunificazione come passo necessario per l'inte-grazione nell'Unione europea

Così finivano 28 anni di terrore e buio politico in cui 5.000 persone tentarono di traversare il muro. 192 morirono. Il 17 agosto lasciarono morire dissanguata una persona davanti ai mezzi di comunicazione per dissuadere le altre.

Poco tempo dopo cadeva anche l'Unione sovietica e finiva così un regime che aveva ammazzato 100 milioni de persone nel ventesimo secolo e che aveva avuto la maggiore rete di campi di concentramento

Il 18 marzo 1990 furono tenute le prime e uniche libere elezioni della storia della Repubblica Democratica Tedesca; esse produssero un governo il cui principale mandato era quello di negoziare la fine stessa dello Stato che rappresentavano.

Il parlamento italiano, con la legge n. 61 del 15 aprile 2005, ha dichiarato il 9 novembre "Giorno della libertà", quale ricorrenza dell'abbattimento del muro di Berlino, evento simbolo per la liberazione di Paesi oppressi e auspicio di democrazia per le popolazioni tuttora soggette al totalitarismo.

In una intervista recente hanno domandato a Riccardo Ehrman:

Se non ci fosse stata la sua domanda crede che il Muro sarebbe caduto più tardi?
Mah… è possibile che Schabowski avesse fatto un errore anticipando di qualche ora il momento della riapertura delle frontiere, ma in ogni caso la decisione era presa e non ci sarebbero stati altri ritardi.

E fu così come un giornalista italiano passò alla storia il giorno in cui l’Europa svoltò.


http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-1ad2077a-d473-4955-bf35-3547ffa5786b.html
Si deve guardare dal minuto 32 fino il minuto 40

giovedì 11 marzo 2010

11 MARZO 2004

A sei anni dagli attentati nelle stazioni di Madrid, i messaggi di cordogliovengono raccolti in un archivio e studiati da ricercatori: la solidarietà prevale sull'odio

Spagna, ecco i biglietti del dolore"Viaggiavamo tutti su quel treno"

di DIEGO ARGENTI

LE FOTO
MADRID - Una società può imparare a conoscersi anche attraverso la condivisione del dolore causato da una tragedia. Questa è l'idea che ha dato vita alla ricerca del Consiglio Superiore delle Ricerche Scientifiche spagnolo che ha raccolto, catalogato ed analizzato migliaia di messaggi lasciati spontaneamente dai madrileni dopo gli attentati terroristici dell'11 marzo del 2004 nelle stazioni ferroviarie di Madrid in un "archivio del lutto". Si tratta del dolore di una collettività riversato su ogni tipo di supporto: fogli A4, pagine strappate da quaderni e bloc notes, frasi scritte su documenti personali, vestiti o tendine, foto e, in generale, tutto quanto si trovi a lato una persona che vuole lasciare un segno del proprio dolore con una fretta disperata, incontrollabile, per un totale di circa 70000 oggetti. E la conclusione a cui ha portato l'analisi dei ricercatori spagnoli è meno scontata di quanto si pensi: la reazione popolare alla violenza delle bombe che causarono 191 morti non è stata dominata dal risentimento verso i colpevoli, ma dalla solidarietà assoluta con le vittime."Tutti viaggiavamo in quel treno" è una delle frasi più ripetute a testimonianza di come era un'intera popolazione a sentirsi vittima della violenza dei terroristi. Ma sono numerose, hanno sottolineato i responsabili del progetto, anche le frasi inneggianti alla pace, in contrapposizione ai pochissimi messaggi da cui traspare desiderio di vendetta.Studi di questo tipo erano già stati realizzati negli Stati Uniti dopo eventi tragici come la strage perpetrata da due studenti americani nella scuola di Columbine o dopo gli attentati dell'11 settembre 2001. Ma la ricerca del Csic permette di fare un salto indietro e ricordare come la Spagna viveva quegli anni, la "guerra al terrorismo" di Bush e l'incondizionato appoggio offerto dall'allora premier Josè Maria Aznar alle strategie globali dei neocon.
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Nel 2004 la macchina istituzionale e mediatica spagnola era in attesa delle elezioni che si sarebbero celebrate il 13 marzo. La società era stata profondamente scossa dal grande attivismo del premier popolare Aznar a favore di un intervento militare, per il governo, o guerra per chi era contrario, in Iraq delle forze alleate. Oltre il 90% della popolazione spagnola (secondo la quasi totalità dei sondaggi) criticava aspramente la partecipazione in prima linea del premier allo storico vertice delle Isole Azzorre, in cui si annunciò un ultimatum a Saddam Hussein. Eppure, il fabuloso boom spagnolo sembrava più forte di ogni avversione morale: il successore di Aznar, Mariano Rajoy, pareva destinato a vincere le elezioni confermando al potere il Partito Popolare sulla scia dei grandi risultati raggiunti in campo economico.Poi arrivarono gli attentati. Il governo Aznar insisteva sulla possibilità che a realizzare gli attentati fossero stati i separatisti baschi dell'Eta: un'opzione che li avrebbe favoriti elettoralmente. Si scatenò la censura su tutte le manifestazioni e le prove che indicavano (come poi venne appurato in sede giudiziaria) una matrice islamica. Ma la voglia di pace degli spagnoli era più forte: milioni di persone invasero le vie di Madrid e di altre città iberiche per condannare la violenza e gridare "no alla guerra".

Il memoriale alle vittime dell'11 marzo 2004 nella stazione di AtochaIl Pp perse le elezioni. Si creò una grande spaccatura tra chi credeva che gli attentati fossero un complotto per spodestare i popolari dal governo del paese e chi affermava che i morti dell'11 marzo erano il prezzo che la Spagna pagava per l'appoggio di Aznar ad una guerra che gli spagnoli ripudiavano. Vinsero i socialisti di Josè Luis Rodriguez Zapatero, ma il dibattito politico rimase per lungo tempo in balia dell'odio e la tanto invidiata, almeno in Italia, capacità d'intesa tra avversari sembrò un lontano ricordo.Le frasi che oggi verranno consegnate alla Fondazione delle Ferrovie Spagnole e messe a disposizione di tutti i ricercatori interessati, proprio a un giorno dal sesto anniversario degli attentati che sconvolsero Madrid, testimoniano però un aspetto migliore dell'umanità che emerse in quei momenti difficili. C'è l'empatia dei madrileni che piansero amaramente le vittime e dimenticarono per lungo tempo l'allegria della città della movida. Si rivede la grande partecipazione responsabile di tutta la cittadinanza, che disertò in massa le strade spesso bloccate dal traffico per lasciare spazio ai soccorsi. Si torna a sentire l'assordante silenzio che aveva sostituito il brusio di una città sempre in moto. Si osserva la partecipazione della Spagna laica, pacifista, progressista che ricorda i maestri del pacifismo o cita una canzone rock e allo stesso tempo di quella religiosa che affida ad un "santino" o alla Bibbia la propria testimonianza. Ma soprattutto si rivive quel sentimento che aveva fatto ritrovare le radici comuni anche ad una società storicamente dilaniata dalle differenze e in quel tragico momento unita dal dolore, dal desiderio di pace, dal rifiuto della violenza oltre ogni tentazione di vendetta e ritorsione.
Dalla Republica.it
GRAZIE ITALIA PER NON DIMENTICARCI

mercoledì 17 febbraio 2010

EROS RAMAZZOTTI A BARCELLONA



Ieri sono andata al concerto di Eros a Barcellona. Questo doveva aversi fatto lunedì 15 ma, a causa di un cedimento strutturale di una barra portante, parte della scenografia del concerto è rimasta danneggiata durante il montaggio dello spettacolo e il concerto è stato rinviato al 16 febbraio.
Sembra che all’inizio del concerto Eros scendeva dentro un container mentre suonavano le note di Appunti e Note, infatti, lo hanno risolto benissimo, il container invece di scendere ha salito sul palco.
È stato uno spettacolo imponente con una scenografia firmata dal regista del Cirque de Soleil, Serge Denoncourt. Il repertorio è stato principalmente classico, Eros ha cantato soltanto quattro canzoni d’Ali e Radici, dicono perché ancora non le sa benissimo in spagnolo e soltanto ha cantato in spagnolo, mescolando un po’ l’italiano, ma in spagnolo.
Quando ha cantato I belong to you non mi è piaciuto molto perché non c’era Anastasia e tutte quelle ragazze che porta con lei non hanno una voce per cantarla.
Non ha parlato quasi con il pubblico, sarà perché non sa lo spagnolo, ma poteva parlare in italiano!!, soltanto una volta, quando stava cantando l’Aurora ha detto.:” Una inmensa luz vendrá”, allora si è fermato ed ha detto: “Luz, ho detto Luz”.
Mi sa che non sapeva dire luz e diceva lus.
Boh, è stata una bellissima serata della qualle nessun giornale spagnolo ne ha parlato, non so perché.
Spero che adesso non tardi così tanto a fare un’altra gira.
La prossima volta andrò in Italia per guardarlo.
Vi lascio un link dove c’è informazione del concerto che ha fatto a Madrid

lunedì 18 gennaio 2010

EROS AL PALAU

Lo sapete che questa vostra Befana è molto magica?. Sempre sa quello che voglio.
E sapete ancora che Eros Ramazzotti sarà a Barcellona al Palau Sant Jordi il 15 febbraio?
La befana lo sapeva e mi ha portato due biglietti per andarci.
Adesso non so se troverò qualcun’amica così matta come me, ma io ci andrò.


Grazie Befana.