giovedì 11 marzo 2010

11 MARZO 2004

A sei anni dagli attentati nelle stazioni di Madrid, i messaggi di cordogliovengono raccolti in un archivio e studiati da ricercatori: la solidarietà prevale sull'odio

Spagna, ecco i biglietti del dolore"Viaggiavamo tutti su quel treno"

di DIEGO ARGENTI

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MADRID - Una società può imparare a conoscersi anche attraverso la condivisione del dolore causato da una tragedia. Questa è l'idea che ha dato vita alla ricerca del Consiglio Superiore delle Ricerche Scientifiche spagnolo che ha raccolto, catalogato ed analizzato migliaia di messaggi lasciati spontaneamente dai madrileni dopo gli attentati terroristici dell'11 marzo del 2004 nelle stazioni ferroviarie di Madrid in un "archivio del lutto". Si tratta del dolore di una collettività riversato su ogni tipo di supporto: fogli A4, pagine strappate da quaderni e bloc notes, frasi scritte su documenti personali, vestiti o tendine, foto e, in generale, tutto quanto si trovi a lato una persona che vuole lasciare un segno del proprio dolore con una fretta disperata, incontrollabile, per un totale di circa 70000 oggetti. E la conclusione a cui ha portato l'analisi dei ricercatori spagnoli è meno scontata di quanto si pensi: la reazione popolare alla violenza delle bombe che causarono 191 morti non è stata dominata dal risentimento verso i colpevoli, ma dalla solidarietà assoluta con le vittime."Tutti viaggiavamo in quel treno" è una delle frasi più ripetute a testimonianza di come era un'intera popolazione a sentirsi vittima della violenza dei terroristi. Ma sono numerose, hanno sottolineato i responsabili del progetto, anche le frasi inneggianti alla pace, in contrapposizione ai pochissimi messaggi da cui traspare desiderio di vendetta.Studi di questo tipo erano già stati realizzati negli Stati Uniti dopo eventi tragici come la strage perpetrata da due studenti americani nella scuola di Columbine o dopo gli attentati dell'11 settembre 2001. Ma la ricerca del Csic permette di fare un salto indietro e ricordare come la Spagna viveva quegli anni, la "guerra al terrorismo" di Bush e l'incondizionato appoggio offerto dall'allora premier Josè Maria Aznar alle strategie globali dei neocon.
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Nel 2004 la macchina istituzionale e mediatica spagnola era in attesa delle elezioni che si sarebbero celebrate il 13 marzo. La società era stata profondamente scossa dal grande attivismo del premier popolare Aznar a favore di un intervento militare, per il governo, o guerra per chi era contrario, in Iraq delle forze alleate. Oltre il 90% della popolazione spagnola (secondo la quasi totalità dei sondaggi) criticava aspramente la partecipazione in prima linea del premier allo storico vertice delle Isole Azzorre, in cui si annunciò un ultimatum a Saddam Hussein. Eppure, il fabuloso boom spagnolo sembrava più forte di ogni avversione morale: il successore di Aznar, Mariano Rajoy, pareva destinato a vincere le elezioni confermando al potere il Partito Popolare sulla scia dei grandi risultati raggiunti in campo economico.Poi arrivarono gli attentati. Il governo Aznar insisteva sulla possibilità che a realizzare gli attentati fossero stati i separatisti baschi dell'Eta: un'opzione che li avrebbe favoriti elettoralmente. Si scatenò la censura su tutte le manifestazioni e le prove che indicavano (come poi venne appurato in sede giudiziaria) una matrice islamica. Ma la voglia di pace degli spagnoli era più forte: milioni di persone invasero le vie di Madrid e di altre città iberiche per condannare la violenza e gridare "no alla guerra".

Il memoriale alle vittime dell'11 marzo 2004 nella stazione di AtochaIl Pp perse le elezioni. Si creò una grande spaccatura tra chi credeva che gli attentati fossero un complotto per spodestare i popolari dal governo del paese e chi affermava che i morti dell'11 marzo erano il prezzo che la Spagna pagava per l'appoggio di Aznar ad una guerra che gli spagnoli ripudiavano. Vinsero i socialisti di Josè Luis Rodriguez Zapatero, ma il dibattito politico rimase per lungo tempo in balia dell'odio e la tanto invidiata, almeno in Italia, capacità d'intesa tra avversari sembrò un lontano ricordo.Le frasi che oggi verranno consegnate alla Fondazione delle Ferrovie Spagnole e messe a disposizione di tutti i ricercatori interessati, proprio a un giorno dal sesto anniversario degli attentati che sconvolsero Madrid, testimoniano però un aspetto migliore dell'umanità che emerse in quei momenti difficili. C'è l'empatia dei madrileni che piansero amaramente le vittime e dimenticarono per lungo tempo l'allegria della città della movida. Si rivede la grande partecipazione responsabile di tutta la cittadinanza, che disertò in massa le strade spesso bloccate dal traffico per lasciare spazio ai soccorsi. Si torna a sentire l'assordante silenzio che aveva sostituito il brusio di una città sempre in moto. Si osserva la partecipazione della Spagna laica, pacifista, progressista che ricorda i maestri del pacifismo o cita una canzone rock e allo stesso tempo di quella religiosa che affida ad un "santino" o alla Bibbia la propria testimonianza. Ma soprattutto si rivive quel sentimento che aveva fatto ritrovare le radici comuni anche ad una società storicamente dilaniata dalle differenze e in quel tragico momento unita dal dolore, dal desiderio di pace, dal rifiuto della violenza oltre ogni tentazione di vendetta e ritorsione.
Dalla Republica.it
GRAZIE ITALIA PER NON DIMENTICARCI